POLTRONA SACCO ZANOTTA: LA STORIA

Che sia sul grande schermo o nelle case degli italiani, la poltrona Sacco di Zanotta è ormai diventata a tutti gli effetti un pezzo iconico, in grado di entrare nell’immaginario collettivo grazie alla sua comodità, allo stile, e probabilmente anche ad una dimensione ludica comprensibile solo da chi ha posizionato una di queste poltrone nel proprio salotto e trascorre minuti a “giocare” con le sue innumerevoli forme, prima di trovare quella più confortevole. 

Un oggetto di design riconoscibile come pochi che nasce a fine anni ‘60 dalla mente di tre architetti torinesi, padri di un’idea di cui l’azienda lombarda Zanotta seppe immediatamente intuire il potenziale.

 

COME È NATA LA POLTRONA SACCO

Il nome giusto con cui chiamarla, o perlomeno quello originale, sarebbe “sedile Sacco”. È così infatti che nel 1968 gli architetti torinesi Piero Gatti, Cesare Paolini e Franco Teodoro decisero di battezzare quell’oggetto dalla forma simile a quella di una pera, che in effetti non possedeva né braccioli né schienale che gli potessero permettere di ricordare una poltrona.

Prodotta fin da subito da Zanotta, Sacco consisteva in sei strisce di tessuto che formavano la struttura esterna, unite tramite cucitura a un top e una base entrambi di forma esagonale. All’interno, poi, era presenta un secondo sacco più leggero riempito di palline di polistirolo.

Come spiegato all’epoca dai tre designer, l’idea che fornì loro l’ispirazione fu quella dei sacchi di iuta usati dai contadini, unita ad un’attenzione sempre maggiore verso il concetto di ergonomia: “A noi interessava progettare oggetti il più possibile flessibili, che potessero adattarsi […] Così abbiamo iniziato a riflettere sul materiale che permettesse questa adattabilità: come la neve in cui uno si butta e ci lascia impresso sopra lo stampo del suo corpo”.

L’esordio della poltrona Sacco di fronte al pubblico avvenne ufficialmente alla fiera dell’arredamento di Parigi nel 1969: da quel momento, non si sarebbe più tornati indietro!

 

LA PRIMA APPARIZIONE AL CINEMA CON FANTOZZI 

Ad accrescere nel corso degli anni la fama della poltrona Sacco sono arrivate anche delle apparizioni in pubblicità e sul grande schermo: la più celebre è quella del film “Fracchia e la belva umana”, durante il quale il protagonista Fracchia (e non Fantozzi, come ricordano alcuni) interpretato da Paolo Villaggio prova in tutti i modi, senza riuscirci, a trovare una posizione comoda su una poltrona Sacco durante un colloquio con il suo direttore, che lo invitava ripetutamente a sedersi.

 

COME UTILIZZARE IL SACCO ZANOTTA NEL TUO LIVING

Proprio grazie alla sua adattabilità, caratteristica che è all’origine del suo stesso design, la poltrona Sacco si presta agli utilizzi più svariati, che le permettono di essere sia protagonista principale del tuo soggiorno, alternandosi magari a sedute più classiche per aggiungere un tocco di originalità, che di diventare un apprezzabilissimo complemento d’arredo.

La sua natura morbida, ergonomica e leggera da spostare, consente infatti di utilizzare la poltrona Sacco per sdraiarsi, per allungare le gambe in cerca di maggiore comodità, o ancora di sfruttarla come piano di appoggio o, perché no, come un divertente passatempo per i bambini, che possono giocare creando e adagiandosi su forme sempre diverse.

 

RIVESTIMENTI POLTRONA SACCO : COLORI E CARATTERISTICHE

Nonostante un design senza tempo e sempre fedele a sé stesso, anche la poltrona Sacco lascia spazio alla personalizzazione: i rivestimenti disponibili includono Tulip, Pied de poule, Vip e pelle, i primi due anche sfoderabili.

Tante sono anche le opzioni per quanto riguarda la scelta cromatica: oltre alle trame già menzionate, infatti, la poltrona Sacco è disponibile anche in tinta unita in tantissimi colori diversi, che vanno dal nero, adatto per esempio ad ambienti industrial chic, fino a tonalità più accese come il rosso, giallo e arancione, passando per colori più neutri o freddi come blu, grigio e bianco.

 

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