Gio Ponti: due itinerari a Milano

La figura di Gio Ponti a Milano è fondamentale per la sua ricca produzione come architetto e designer: scopri con noi due Itinerari per la città in cui possiamo ritrovare il suo genio.

 

Artista eclettico al pari di pochi altri nel panorama artistico del Novecento italiano, Gio Ponti è a tutti gli effetti il signore dell’architettura milanese; esplorando a piedi la capitale del Design possiamo individuare due itinerari che ripercorrano i luoghi nei quali il suo genio ha espresso parte del suo potenziale lasciando tracce indelebili del suo passaggio.

 

Il primo percorso di Gio Ponti a Milano dovrebbe partire sicuramente dal numero civico 9 di via Randaccio, vicino all’Arco della Pace, dove si trova la prima delle quattro ville di famiglia da lui stesso progettate e abitate. Iniziata nel 1924, in concomitanza con la direzione artistica di Gio Ponti presso l’industria ceramica Richard Ginori, questa palazzina color verde pallido è ricca di elementi neoclassici che determineranno lo stile iniziale dell’artista; è inoltre caratterizzata da una pianta a ventaglio sormontata da obelischi e, al suo interno, costituita da appartamenti quasi privi di corridoi in una totale fusione degli ambienti.

 

Facendo un salto nel tempo in avanti di dieci anni, mentre ci addentriamo curiosi all’interno del Parco Sempione, ci imbatteremmo nello straordinario design a scala architettonica della Torre Littoria che venne edificata, nel tempo record di soli due mesi e mezzo, in occasione della V° Triennale di Milano e che presenta una struttura in acciaio tubolare alta 109 metri.

 

In questi anni l’attività di Gio Ponti sta ampliandosi enormemente, siamo negli anni trenta quando viene chiamato a dirigere la Luigi Fontana e fonda, insieme a Pietro Chiesa, la FontanaArte.  Durante questa esperienza lavorativa è in grado di dare vita a grandi oggetti di design del prodotto quali Bilia: lampada satinata dalla forma geometrica essenziale composta di un cono e una sfera e dotata di straordinario equilibrio delle proporzioni; Tavolino 1932: composto da due dischi in vetro float dello spessore di 15 mm con una struttura portante in ottone nichelato e spazzolato; o Suspension Lamps 0024: elegante lampada in vetro temperato articolata su dischi orizzontali nei formati da terra e da sospensione.

 

Questo primo cammino potrebbe concludersi, poi, nella zona di corso Magenta, a due passi da Santa Maria delle Grazie dove, in via San Vittore 42, incontreremmo Palazzo Borletti: un tempo sede dello stabilimento dei fratelli Borletti, produttori di orologi e macchine da cucito e tra i soci fondatori di importanti magazzini come La Rinascente, Upim e Standa. In questa sede fu commissionata, agli architetti Gio Ponti ed Emilio Lancia,  la realizzazione di un palazzo destinato ad accogliere l’alta borghesia milanese quando i Borletti si trasferirono fuori Porta Genova nel 1927.

 

Un secondo itinerario alla scoperta delle tracce di Gio Ponti a Milano dovrebbe andare, a nostro avviso, a concentrarsi invece sugli anni 50 del Novecento; questi anni furono per Gio Ponti il periodo di attività più intensa e feconda: abbandonati i consueti rimandi al passato neoclassico virò, infatti, verso idee più innovative e diede vita ai suoi intramontabili capolavori come ‘la Superleggera’, sedia disegnata per Cassina nel 1955 simbolo di perfezione ed equilibrio tra solidità e leggerezza; il tappeto D.754 per Molteni & C. in pelle di cavallino a quattro colori e il cassettone D.655 caratterizzato dai frontali dei cassetti in colore bianco con maniglie applicate di varie essenze (olmo, noce nazionale, mogano e palissandro) nonché il tavolino D.555 disegnato per la sua casa in via Dezza.

 

È in questo decennio che prende avvio la più nota delle creazioni di Gio Ponti, dalla quale partirà il nostro secondo viaggio, ossia la costruzione del Grattacielo Pirelli che rappresenterà una grandiosa invenzione strutturale, figlia delle sue riflessioni sulla forma finita, poiché concepita come una torre dalla forma rastremata conclusa che emerge dal vuoto che la circonda come a voler incarnare lo spirito imprenditoriale del tempo.

 

Concludiamo il nostro excursus su Gio Ponti a Milano citando le sedie D.270 disegnate per Molteni ormai all’età di ottant’anni, nel 1970. Il suo pensiero in questi anni è sempre più focalizzato sul concetto di abitare che lo porta a ritenere come la casa debba essere un fatto semplice da giudicare per l’incanto che si prova osservandola da fuori, così come vivendoci all’interno.

 

Questa idea porta Gio Ponti a credere in una casa versatile costituita da elementi mobili ed è proprio questo suo ultimo messaggio a dare vita a queste meravigliose sedute facilmente spostabili, in quanto leggere e pieghevoli, adatte nelle situazioni più disparate in una casa che si modula alle nostre necessità.

 

La cosa che forse più colpisce di Gio Ponti e` la sua straordinaria capacita` di mettere in risalto ogni aspetto dell’esperienza che chiunque venga a trovarsi in una delle situazioni che lui ha progettato potrebbe vivere. Dategli la possibilità di parlare di un progetto a cui sta lavorando e vi troverete a sperimentare attraverso di lui, le reazioni, gli impulsi, i bisogni e i piaceri di molte persone diverse.

 

Così Charles Eames presenta Gio Ponti in occasione della mostra The expression of Gio Ponti. Queste parole esprimono egregiamente il profilo di un architetto e designer che più di altri rimase fedele alla sua professione elevandola al rango di arte e aggiungendo al ruolo di mestierante lo stile e la caratterizzazione di un uomo dotto e artisticamente all’avanguardia.

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