Un’architettura dalle forme rigorose e spazi geometrici, questa è la firma del design di Mario Botta.
Nato a Mendrisio presto inizia a viaggiare per la Svizzera e l’Italia dove porta a compimento i suoi studi di architettura. Differenti sono i maestri incontrati durante la sua formazione iniziando da Carlo Scarpa, suo relatore di tesi, sino a Le Corbusier e Luos I. Kan per i quali ha lavorato nei primi anni della sua carriera.
Come lui anche le sue opere non trovano confini; dagli Stati Uniti, all’Italia fino allo stato natale. Abbiamo scelto tre progetti per raccontarvi attraverso le suo opere chi è Mario Botta.
-Prima fra tutte il Moma a San Francisco. Un’opera in netto contrasto con la morfologia circostante; 225.000 metri quadrati ancorati al terreno che si scontrano con le tensioni verticali dei grattacieli circostanti. Una pianta rettangolare genera un grande vuoto, centro di gravità delle funzioni interne. La grande lobby è sormontata da un lucernario a forma di cilindro tronco a emulare un occhio aperto verso la città.
-Il progetto per la Scala di Milano prevede l’ampliamento dello storico edificio attraverso due volumi che si innalzano al di sopra dell’architettura neoclassica. Un parallelepipedo generato da vincoli tecniche e un volume a forma ellittica a rimarcare il grande uso di geometrie dell’architetto.
-Immersa nella natura la chiesa San Giovanni Battista a Mogno è un esempio di sacralità. Questa piccola chiesa sorge sul sito dell’omonima cappella seicentesca andata distrutta da una valanga, qui, Mario Botta si spinge al limite del design utilizzando due forme essenziali: un cilindro e un rettangolo. L’alternanza di neri e bianchi crea un effetto a scacchiera e la luce che filtra dal lucernario centrale riempe di sacralità questo edificio.
Un’architettura dal notevole pragmatismo ricca di rigore geometrico chiaramente riconoscibile in tutte le sue opere, questo è il design di Mario Botta.